DA ROMA A TRENTO, LA MIA FUGA PER L’INDIPENDENZA (1° parte)

Giulio a TrentoLa mia vacanza-esperimento in Trentino Alto-Adige: chilometri e chilometri percorsi in velocità con una carrozzina elettrica, là dove a Roma, su buona parte del territorio, sarebbe impossibile fare lo stesso


di Giulio Simeone

Roma, mercoledì 18 maggio 2016


Scappare in Trentino Alto-Adige, per acquisire quella completa indipendenza negli spostamenti che a Roma, da persona disabile, ho difficoltà a conseguire. In quest’articolo racconterò un esperimento che ho portato avanti con pieno successo alcune settimane fa, e che ha confermato una realtà per certi versi amara, per altri versi foriera di nuove speranze: una persona che a Roma attualmente si può considerare portatrice di un handicap serio, in ampie zone del Trentino può avere un grado di mobilità non troppo inferiore a quello di tutti gli altri, e quindi un handicap soltanto moderato. In tredici giorni di vacanza in Trentino, con una carrozzina elettrica e con i mezzi pubblici sono riuscito a percorrere grandi distanze in autonomia, là dove a Roma con gli stessi mezzi di trasporto gli spostamenti risultano abbastanza difficoltosi, e di frequente l’unica possibilità che ha un disabile non guidatore di spostarsi in città è quella di ricorrere ai costosi taxi.

A Trento il Comune viene incontro ai disabili, a Roma no

La prima parte di quest’esperimento l’ho condotta a Trento, capoluogo della regione e città veramente da sogno per chi si sposta con una carrozzina.Tutte le differenze fra la situazione di Roma e quella di Trento le ho spiegate in dettaglio in quest’articolo scritto un paio di mesi fa prima del mio viaggio. Buona parte della differenza tra le due realtà, le fanno le rispettive amministrazioni: quella di Trento, ad esempio, negli ultimi vent’anni ha collaborato attivamente con cittadini e associazioni per rimuovere le barriere dalla città e per mettere a punto un servizio di accompagnamento efficiente, a Roma invece le politiche per la mobilità dei disabili negli ultimi anni spesso sono state disegnate da persone incompetenti, palesemente influenzate da interessi di società private e poco disposte a dialogare con i cittadini. In quest’articolo scritto nel novembre del 2014, e in altri articoli in esso linkati, ho parlato della gestione veramente pessima del servizio di trasporto disabili da parte prima dell’amministrazione Alemanno, e poi dell’amministrazione Marino. Emblematico della tremenda disorganizzazione del servizio è stato il fatto che, per lungo tempo, singole persone sono state trasportate da pulmini di dimensioni mastodontiche, con un enorme spreco di risorse.

“Sono io il problema, oppure è la mia città?”

 Comincio subito a raccontare l’esperimento che ho portato avanti dal 29 marzo all’ 11 aprile scorso in due città diverse del Trentino, Trento ed Arco. Tra il 2012 e il 2015 sono stato ben cinque volte in Trentino per prendere parte ad altrettante competizioni di scacchi, mia grande passione, e ho visto che le persone disabili si possono spostare con molta più facilità che a Roma. Allora, ho gradualmente cominciato a riflettere: “Ma sono io che ho una disabilità seria, oppure è la città di Roma che è inadeguata alle esigenze di mobilità di un portatore di handicap?“. Io per fortuna a Roma non vivo prigioniero in casa, lavoro, ho una vita sociale, gioco a scacchi, seguo corsi di aggiornamento professionale; però per gli spostamenti devo ancora ricorrere in parte alla mia famiglia, infatti una completa indipendenza negli spostamenti mi risulterebbe piuttosto costosa. Il suddetto servizio di accompagnamento mi fornisce solo un apporto molto limitato, e inoltre, non volendo ricorrere all’aiuto di nessuno, sarei costretto a prendere il taxi anche per distanze brevi; a piedi non andrei lontano per limiti fisici, con la carrozzina, sulla maggior parte del territorio, non andrei lontano per i limiti della città ampiamente illustrati nell’articolo che ho già citato sopra. Particolarmente spiacevole è il fatto che la maggior parte degli autobus sono effettivamente dotati di rampe che però non funzionano, e un discorso analogo vale per gli ascensori di alcune fermate della metropolitana.
Persona disabile in difficoltà di fronte ad una fermata della Metropolitana di Roma
Persona disabile in difficoltà di fronte ad una fermata della Metropolitana di Roma

Per completezza, va detto che negli ultimissimi mesi, anche a seguito di un Esposto inoltrato contro l’ ATAC, si sono visti dei lievi miglioramenti: in primo luogo, è stato annunciato l’acquisto di 150 nuovi mezzi, che però saranno su strada solo nel 2016, e soltanto in parteCerto un po’ più di celerità non guasterebbe; in secondo luogo adesso, quando un disabile non riesce a salire su un mezzo, l’autista può richiedere alla centrale l’invio sul posto di un mezzo sostituitivo accessibile. Abbiamo notizia che questa procedura, in più di un’occasione, abbia funzionato, ed effettivamente si tratta di un miglioramento: prima il cittadino disabile doveva rinunciare del tutto, ora è “soltanto” condannato ad una spiacevole attesa.

Prima verificare, e poi trasferirsi

Tornando a me, dopo l’ultimo soggiorno ad Arco, mi sono detto che avevo quanto meno il dovere di provarci, a cambiare città. Però prima di poter pensare seriamente ad un trasferimento, dovevo andare sul posto e verificare concretamente la possibilità di essere autonomo negli spostamenti: quello che si sente e che si legge ha valore relativo finché non lo si sperimenta fisicamente, inoltre, chiaramente, ogni tipo di disabilità è diversa dalle altre e non è affatto detto che ciò che vale per determinate categorie di disabili, debba valere per tutti.

Due città per sperimentare l’autonomia: Trento ed Arco

Non è stato difficile scegliere come città più indicata per un possibile trasferimento il capoluogo della regione, cioè Trento. Infatti, tale città, oltre ad avere buone caratteristiche di accessibilità, è anche ben collegata con molte altre città d’ Italia: in un’ora s’arriva a Verona, in due ore a Bologna e in quattro ore a Roma. Inoltre, chiaramente, abitando in una città ragionevolmente grande, con una carrozzina elettrica si possono raggiungere un maggior numero di negozi, uffici, associazioni, ed altri luoghi d’interesse. Pertanto ho programmato di andare dal 29 marzo al 4 aprile a Trento per fare le prove generali di un possibile trasferimento, e poi dal 4 aprile all’ 11 aprile ad Arco, dove avrei preso parte al solito torneo di scacchi e continuato a sperimentare il mio mezzo di trasporto: la carrozzina elettrica.

La carrozzina elettrica, strumento per andare più veloce

Carrozzina elettrica e stampella: poter contare su due modalità di deambulazione differenti non è poco!
Carrozzina elettrica e stampella: poter contare su due modalità di deambulazione differenti non è poco!

Io a Roma non mi sposto in carrozzina, con l’aiuto di una stampella riesco a camminare autonomamente, in maniera però notevolmente lenta rispetto alle altre persone e con un equilibrio che in situazioni problematiche può diventare precario. In un contesto di città accessibile come quello di Trento, per una persona che come me cammina con difficoltà, una carrozzina elettrica può essere un ottimo strumento per andare più velocemente. Le carrozzine elettriche possono arrivare ad una velocità massima di 15 chilometri circa all’ora, una velocità poco inferiore a quella di una bicicletta, tre volte superiore a quella media di un uomo normale che cammina e, grosso modo, dieci volte superiore a quella mia usuale, capirete che per me si tratta di un miglioramento veramente notevole! Pertanto, un paio di settimane prima di partire ho noleggiato da una ditta di Trento una carrozzina elettrica MEYRA 900 ALL ROUND, che mi è stata portata mezz’ora dopo il mio arrivo in treno.

La carrozzina Meyra All Round 900 C, che ho utilizzato durante il mio soggiorno in Trentino
La carrozzina Meyra All Round 900 C, che ho utilizzato durante il mio soggiorno in Trentino

“Non puoi guidare”: un giudizio un po’ affrettato …

Ero un po’ in apprensione perché era quasi la prima volta in vita mia che guidavo un veicolo motorizzato: ho detto “quasi” perché otto anni prima avevo sostenuto delle prove presso il Centro dell’Autonomia di Roma al termine delle quali una fisioterapista, Alessia Lucentini, aveva detto che non ero in grado di guidare tale veicolo in sicurezza, e alla fine si era rifiutata di stilare la relazione che mi avrebbe favorito presso il medico della ASL. Questo a causa di alcune incertezze che avevo avuto nel corso dell’ultima sessione di prove: purtroppo alcune persone, quando una persona disabile sbaglia qualcosa, tendono a pensare subito che abbia chissà quale problema, senza contemplare la possibilità che con il tempo e con l’esercizio possa migliorare, possibilità che probabilmente contemplerebbero per una persona normodotata. Se tutti i disabili, e tutti quelli che curano la loro riabilitazione, ragionassero come ha ragionato in quell’occasione Alessia Lucentini, allora sicuramente non avremmo tante storie di persone con un serio handicap che riescono a emanciparsi ed a diventare autonome.

Fin qui le premesse della mia vacanza-esperimento. Per leggere come è effettivamente andata la vacanza, cliccate qui.

Giulio Simeone

Pubblicato da Giulio Simeone

Giulio Simeone si è laureato in Matematica all' Università di Roma Tre nel 2002, e successivamente ha svolto svariati tipi di professioni. Quelle coltivate in modo più approfondito sono quelle del programmatore, del giornalista web, del traduttore e dell' imprenditore turistico. Da tutte queste professioni, in buona parte interconnesse fra loro, ha ricavato grandi soddisfazioni. Parallelamente a esse, ha coltivato la passione per le lingue straniere: conosce bene l' inglese e lo spagnolo, e se la cava con il francese. Il suo indirizzo e-mail è [email protected].

Secured By miniOrange