In Germania chi osserva una fede religiosa paga l’ 8%-9% di tasse in più. Per questo motivo, molti cattolici tedeschi si sono allontanati dalla Chiesa, e a nulla è valsa una “scomunica” della Conferenza Episcopale
di Giulio Simeone
Roma, giovedì 21 gennaio 2016
In Germania praticare la religione ha un costo salato: chiunque viene identificato come cattolico, protestante oppure ebreo paga l’ 8-9% di tasse in più. E, come ci si può aspettare, “bluffare” è più difficile che in Italia. Il cittadino tedesco, infatti, ha sì la possibilità di sottrarsi a tale tassa dichiarando alla questura locale l’uscita dalla comunità ecclesiastica di appartenenza, ma poi non pensi di continuare a ricevere i sacramenti, perchè la Chiesa tedesca non continua ad accettare con benevolenza i fedeli che tolgono il proprio contributo. Nel 2012, infatti, la Conferenza Episcopale della Germania ha deciso di negare i sacramenti, funerale religioso compreso, a tutti i cattolici che non pagano il tributo, che in tedesco si chiama Kirchensteuer. La Conferenza, in quell’occasione, aveva usato parole molto dure contro i “dissidenti” divulgando le seguenti parole: «la dichiarazione di abbandono della Chiesa davanti a funzionari dell’anagrafe civile è un atto pubblico di volontaria e intenzionale presa di distanza, e costituisce grave colpa verso la comunità ecclesiastica». Una presa di posizione che aveva attirato le critiche di molte associazioni religiose, anche di varie chiese straniere, ma non del Vaticano, che invece aveva dato il suo benestare.