GOOGLE+, LINKEDIN, TWITTER: COME FUNZIONANO

I tre loghi di Twitter, LinkedIn e Google+
I tre loghi di Twitter, LinkedIn e Google+

Al di là di Facebook: come funzionano Google Plus, LinkedIn, Twitter, tre social network alternativi che non tutti conoscono


 di Giulio Simeone

Roma, giovedì 21 gennaio 2016


Quali sono le differenze tra i Social Network più popolari? Ormai la maggior parte delle persone Facebook lo conosce a menadito, quindi in quest’articolo daremo la sua conoscenza per scontata: illustreremo invece come funzionano altri tre social network, ovvero Google+, Linkedin, Twitter che, per quanto siano sempre più diffusi, non sono ancora conosciuti proprio da tutti. Per ciascuno dei tre network, porremo l’accento sulle differenze principali con Facebook.

Google+, un social simile a Facebook …

Google+ ha un funzionamento abbastanza simile a quello di Facebook, certo gli utenti sono molti di meno, nel novembre del 2014 erano 343 milioni contro 1 miliardo e 350 milioni (fonte: wearesocial.org). Anche su Google+ i post di ciascun utente sono visibili ad una determinata lista di utenti, detta cerchia di Google. Sostanzialmente, proprio come avviene su Facebook, ogni utente può decidere se i suoi post devono essere visibili soltanto alla sua lista di amici, oppure anche agli utenti, detti followers, che decidono di seguirlo anche senza il suo consenso. Altresí vi è la possibilità di comunicare con gli altri utenti tramite chat.

… ma più collegato con i motori di ricerca

 Una cosa che però Google+ ha in più di Facebook, e che può fare gola a chi ambisce a posizionare le proprie pagine sui motori di ricerca, è che le pagine di Google+ di ogni utente e tutto ciò che vi si condivide – articoli, video, immagini, ecc. compaiono appunto nei risultati dei motori di ricerca; le pagine Facebook dei singoli utenti invece non compaiono. In più, nei risultati che compaiono a tutti i suoi amici e followers ogni volta che effettuano una ricerca su Google, i contenuti pubblicati da un utente compaiono addirittura ai primi posti; se avete nella vostra cerchia di Google il vostro amico Signor Nessuno, questo scrive un articolo sulle attrazioni turistiche di Londra e voi fate una ricerca su Google con la chiave “Londra” l’articolo di questo Signor Nessuno vi comparirà ai primi posti, anche se nel web vi sono milioni di articoli su Londra. I contenuti pubblicati da un utente compaiono anche ai primi posti delle ricerche dell’utente stesso: una volta, quando ancora non sapevo questa cosa, avevo visto un mio articolo che avevo pubblicato su Google al secondo posto nei risultati di ricerca di una chiave importante, ed ero tutto contento, pensavo di essere diventato un mago del SEO: però poi, con un po’ di delusione, ho scoperto che l’articolo finiva al secondo posto solo nei risultati miei, e non in quelli di altre persone!

LinkedIn: il Facebook lavorativo

LinkedIn. Tale social network si può considerare il Facebook del mondo professionale. Come funziona? Nel profilo di ciascun utente si trovano prima di tutto le informazioni relative al suo status e percorso professionale. L’utente viene guidato nell’inserimento di tali informazioni: ogni volta che si collega, infatti, gli compaiono dei messaggi che lo invitano ad inserire informazioni sempre nuove. Via via, l’utente inserisce la sua posizione lavorativa attuale, le sue esperienze lavorative precedenti, il suo percorso scolastico ed eventualmente universitario, le proprie competenze, le lingue parlate e via dicendo.
Un profilo LinkedIn, se correttamente riempito, è più efficace del vecchio curriculum in formato Word
Un profilo LinkedIn, se correttamente riempito, è più efficace del vecchio curriculum in formato Word
Una cosa interessante è che, relativamente a determinate competenze oppure esperienze professionali, un utente può essere “raccomandato” da un altro utente che ha avuto modo di lavorare con lui. Si forma così un vero e proprio curriculum: chi cerca un nuovo lavoro, può benissimo spedirlo alle aziende in sostituzione del vecchio curriculum in formato Word. Come su Facebook, ogni utente ha una cerchia di contatti, e, al di là del curriculum, può condividere con questi dei post, con dei bottoni “Mi piace”, “Commenta”, “Condividi”, analoghi a quelli di Facebook. Nello scrivere i  post, però, è opportuno limitarsi ad argomenti che attengono al lavoro. Analoghe a Facebook sono anche le possibilità di mandare messaggi privati e di iscriversi a particolari gruppi di discussione.

Twitter: la funzione degli hashtag

Twitter. Due sono le caratteristiche principali che lo distinguono da Facebook: la presenza degli hashtag e la sinteticità obbligatoria dei post. Cosa sono gli hashtag, e come funzionano? Un hashtag è praticamente una parola cliccabile preceduta da un cancelletto (esempio: #musica) che può essere impiegata nei post e che rappresenta una sorta di indice: cliccandoci sopra, infatti, vengono visualizzati altri post che hanno impiegato quell’ hashtag, ammesso naturalmente che ve ne sia qualcuno. Gli hashtag permettono così di visualizzare tutti i post pertinenti ad un dato argomento, oppure, ove ve ne siano tanti, quelli più popolari. Essi consentono quindi di fare delle ricerche all’interno di Twitter: si può dire che gli hashtag stanno a Twitter così come le chiavi di ricerca di Google stanno all’intero web. A dire la verità, nel giugno 2013 gli hashtag sono stati introdotti anche su Facebook, ma gli utenti ne fanno in media un uso molto più limitato.

Twitter richiede la sintesi: è una buona cosa?

Un’altra particolarità di Twitter è che la lunghezza dei post è limitata a 140 caratteri, 120 nel caso si aggiunga anche un’immagine oppure un video. Questa limitazione dissuade molti utenti dall’utilizzo di Twitter; alcuni esperti sostengono che l’obbligo di sintetizzare spinga gli utenti a riflettere di più sui contenuti da pubblicare, questo può essere vero, ma la nostra impressione è che siano più gli utenti che vengono dissuasi, che quelli che vengono spinti a riflettere. Senza contare quelli che magari la sintesi la fanno, ma male.
Non sempre la sintesi di un concetto articolato riesce bene
Su Twitter, non tutti riescono a sintetizzare pensieri articolati in modo efficace
Sembrerebbe che la limitazione di caratteri renda molto difficile anche la pubblicazione dei link, perchè i caratteri delle URL vengono conteggiati nel numero totale di caratteri, ma in realtà c’è un espediente per “restringere” i link: basta andare sul sito bitly.com, immettere l’ URL e si otterrà un URL notevolmente più breve. Anche questi URL brevi, in ogni caso, un po’ di caratteri se li mangiano e quindi la descrizione dei link deve essere molto sintetica. Secondo noi, Twitter in molti casi rende la comunicazione ancora più povera e scarna di Facebook, che già, come abbiamo spiegato in quest’articolo, ha i suoi difetti.
Giulio Simeone

Pubblicato da Giulio Simeone

Giulio Simeone si è laureato in Matematica all' Università di Roma Tre nel 2002, e successivamente ha svolto svariati tipi di professioni. Quelle coltivate in modo più approfondito sono quelle del programmatore, del giornalista web, del traduttore e dell' imprenditore turistico. Da tutte queste professioni, in buona parte interconnesse fra loro, ha ricavato grandi soddisfazioni. Parallelamente a esse, ha coltivato la passione per le lingue straniere: conosce bene l' inglese e lo spagnolo, e se la cava con il francese. Il suo indirizzo e-mail è [email protected].

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