INACCESSIBILITÀ TORNEI SCACCHI A ROMA, LETTERA AL PRESIDENTE E RISPOSTA

Scacchisti disabiliBuonasera Presidente Pagnoncelli,
io sono Giulio Simeone, un Candidato Maestro di Roma che svolge attività agonistica da 27 anni quasi consecutivi, e le scrivo per richiamare la sua attenzione sul fatto che con frequenza sempre maggiore i tornei FSI che si giocano a Roma si svolgono in locali che non sono accessibili alle persone disabili come me.

 

Manderò la lettera per conoscenza anche a Giovanni Malagò, Presidente del CONI; Luigi Maggi, Presidente del Comitato Regionale Lazio; Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico; Andrea Venuto, Disability Manager del Comune di Roma.

 

Visto che, almeno per quanto ne so, soltanto lei e la seconda delle persone che ho citato siete degli scacchisti, illustrerò i concetti in modo intellegibile a tutti, senza usare un linguaggio tecnico. Più passa il tempo, più la maggior parte dei tornei romani viene fatta convogliare verso due luoghi che sono chiaramente inaccessibili, e non conformi alle norme CONI per l’impiantistica sportiva. Questo accade sia per i tornei a cadenza lenta, che per quelli a cadenza rapida che nella capitale sono molto frequenti. I due luoghi inaccessibili sono i seguenti:

 

1) L’ Accademia Scacchistica Romana, sita in Via Luigi Pulci 14. I locali di tale circolo sono posti al piano seminterrato dell’edificio, che si trova in fondo ad una lunga rampa di scale. A partire dal prossimo settembre, già risulta dal calendario della Federazione che anche i tornei del mercoledì organizzati dal circolo della Lazio Scacchi, che io sono solito giocare con molta frequenza, verranno giocati in questa sede.

 

2) L’ Hotel Mercure Roma West, sito in Via degli Eroi di Cefalonia 301. Qui la sede di gioco è separata dai bagni da un percorso lunghissimo, che persino una persona senza difficoltà fisiche può impiegare una quantità notevole di tempo a percorrere. Lei sa bene, ma lo sottolineo per i non addetti ai lavori, che la durata media di una partita a scacchi a cadenza lenta è tale, che spesso nel corso di essa i giocatori hanno necessità di andare in bagno una, oppure anche più volte. Mentre essi vanno e tornano dal bagno, i loro orologi camminano, e il tempo di riflessione a loro disposizione diminuisce. In tale sede, tra pochi giorni sarà disputato per la seconda volta un Festival Internazionale.

 

Questi sono i fatti, signor Presidente. In questa sede non mi dilungherò troppo sulle mie difficoltà personali, e su come in tempi più o meno recenti, sono riuscito a partecipare a tornei che si sono svolti sia nelle due sedi menzionate sopra, che in altre sedi inaccessibili, con molto disagio e grazie alla disponibilità e alla fatica di persone che mi hanno aiutato. Spesso, queste situazioni di inaccessibilità, generano apprensione sia in me che negli altri, perchè aiutare ad esempio una persona con poco equilibrio a fare delle scale, non è cosa che tutti sanno fare con scioltezza e senza rischi. Io però ho preso quest’iniziativa anche per tutti quegli scacchisti con disabilità più serie delle mie, che sono decisamente impossibilitati a giocare in sedi senza caratteristiche di accessibilità, indipendentemente dall’aiuto che possono prestare altre persone.

 

Pongo alla sua attenzione, signor Presidente, il seguente fatto. Ai tornei del Centro-Nord Italia la partecipazione di scacchisti disabili ai tornei è molto frequente, ed alcuni di essi hanno raggiunto un livello di eccellenza, come Alessio Viviani, Ruben Bernardi, Mauro Mazzini, Marco Boscolo. Perchè a Roma da molto tempo l’unico temerario sono io? Sull’intera popolazione romana, mi riesce difficile pensare che l’unico scacchista diversamente abile sia io.

 

Gli scacchi sono un ottimo strumento di integrazione per le persone disabili, che svolgendo attività agonistica hanno la possibilità di competere alla pari con tutte le altre persone. Anche per questo motivo, mi sembra grave che nella capitale d’ Italia essi incontrino difficoltà sempre crescenti. E’ importantissimo sottolineare che la legge è ampiamente dalla parte degli scacchisti disabili. In questa sede mi limiterò a citare solamente due stralci della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, e delle Norme CONI per l’impiantistica sportiva.

 

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L’articolo 30 della Convenzione, rubricato «Partecipazione alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport», al comma 5, dispone che:
«Al fine di permettere alle persone con disabilità di partecipare su base di eguaglianza con gli altri alle attività ricreative, del tempo libero e sportive, gli Stati Parti prenderanno misure appropriate per: a) incoraggiare e promuovere la partecipazione, più estesa possibile, delle persone con disabilità alle attività sportive ordinarie a tutti i livelli; b) assicurare che le persone con disabilità abbiano l’opportunità di organizzare, sviluppare e partecipare ad attività sportive e ricreative specifiche per le persone con disabilità e, a questo scopo, incoraggiare la messa a disposizione, sulla base di eguaglianza con gli altri, di adeguati mezzi di istruzione, formazione e risorse; c) assicurare che le persone con disabilità abbiano accesso a luoghi sportivi, ricreativi e turistici; d) assicurare che i bambini con disabilità abbiano eguale accesso rispetto agli altri bambini alla partecipazione ad attività ludiche, ricreative, di tempo libero e sportive, incluse le attività comprese nel sistema scolastico; e) assicurare che le persone con disabilità abbiano accesso ai servizi da parte di coloro che sono coinvolti nell’organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libero e sportive»

 

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Le norme CONI per l’impiantistica sportiva,  approvate con deliberazione del Consiglio Nazionale del CONI n. 1379 del 25 giugno 2008, prevedono che

 

“Gli impianti sportivi dovranno essere realizzati ed attrezzati in modo da poter essere fruibili da parte degli utenti diversamente abili come precisato nei successivi articoli. Tali spazi, sia all’aperto che al chiuso, dovranno consentire lo svolgimento della pratica sportiva in condizioni di sicurezza, tenendo conto delle esigenze connesse ai diversi livelli di pratica sportiva. Dovranno inoltre essere correlati ai servizi di supporto in modo da permetterne un agevole utilizzo; pertanto dovranno essere evitati collegamenti lunghi, tortuosi o con dislivelli”

 

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Signor Presidente, io le chiedo di far rispettare queste leggi, e di fare in modo che, concesso ai circoli il tempo necessario per organizzarsi, tutti i tornei ufficiali che vengono disputati sul territorio italiano, siano disputati in locali ad esse conformi. Io, frequentando da 22 anni un circolo che ha dovuto cambiare sede diverse volte, so benissimo che trovare una sede che sia adatta per il gioco degli scacchi, e della quale sia possibile usufruire a buone condizioni, non sia cosa facile, e che porre l’ulteriore vincolo dell’accessibilità può aumentare la difficoltà di questa ricerca. Però le leggi vanno rispettate, così come vengono rispettate in tutti i tornei del Centro-Nord ai quali prendo parte, e osservo anche che il Festival di Arco del 2018 ha visto la partecipazione di 5 giocatori disabili su 174. Quindi, una sede dotata dei requisiti di accessibilità, contribuisce senz’altro anche ad aumentare il numero degli iscritti di ciascun torneo, e pertanto degli introiti da esso generati.

 

Per quanto riguarda la mia personale attività agonistica, non ho mai giocato più di un torneo infrasettimanale alla volta, e quindi mi basterebbe che uno solo dei tornei infrasettimanali romani venisse giocato in una sede accessibile. A quanto mi risulta, l’anno scorso il circolo di Ostia, che dispone di una sede accessibile, ha provato ad organizzare un torneo infrasettimanale, ma poi lo ha dovuto annullare penso a causa della scarsità di iscritti dovuta al fatto che Ostia si trova fuori mano rispetto all’agglomerato urbano di Roma. Ma indipendentemente dalla mia situazione personaļe, auspico che in tempi ragionevoli, la Federazione da lei presieduta faccia rispettare il requisito dell’accessibilità a tutti i circoli italiani che vogliono organizzare tornei. Qualunque persona, qualunque sia là sua condizione fisica, deve essere in grado di partecipare a qualunque torneo. Ģli scacchi, tra gli sport affiliati al CONI, è quello che offre alle persone disabili la maggior possibilità di competere ad armi pari con le persone normodotate, e quindi ritengo che esso, ancora più di altri sport, debba prestare attenzione alle loro istanze.

 

La ringrazio molto, e le porgo i miei saluti più cordiali.

 

Giulio Simeone
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La risposta del Presidente Gianpietro Pagnoncelli è arrivata dopo solamente due giorni, ed è stata ampiamente positiva:
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Egregio Signor Simeone,

ho letto con rincrescimento la Sua email.

Ovviamente ha ragione: chi abbia disabilità deve poter giocare a scacchi senza patire problemi.

Difatti la FSI:

  1. da anni assegna borse di studio a giocatori disabili (quest’anno quattro borse di studio);
  2. eroga contributi ai disabili per i campionati europei e mondiali e per le olimpiadi;
  3. applica condizioni agevolate alle associazioni di non vedenti e non udenti che chiedano l’affiliazione;
  4. nei contratti stipulati con gli organizzatori del Trofeo Scacchi Scuola, del CIG under 16 e di altri Campionati inserisce sempre clausole di salvaguardia per i disabili (in particolare per l’accesso alla sala di gioco e ai servizi igienici).

La FSI ha il vivo desiderio di fare di più; compatibilmente con le risorse disponibili, che, come Lei sicuramente sa, sono modeste.

Per quanto concerne i problemi di accesso dei disabili ai circoli scacchistici romani, da Lei segnalati, la FSI invita il Comitato regionale Lazio (al quale questa email è inviata per conoscenza):

  1. a prendere contatto quanto prima possibile con tutti gli affiliati di sua competenza;
  2. a premere affinché scelgano sedi di gioco idonee a consentire anche ai disabili di  partecipare agli eventi scacchistici;
  3. ad assegnare agli affiliati un termine per comunicare (al Comitato regionale Lazio) cosa concretamente abbiano fatto per consentire anche ai disabili di  partecipare agli eventi scacchistici;
  4. a verificare, per quanto possibile, che alle parole seguano i fatti.

La FSI invierà un’analoga sollecitazione anche agli altri Comitati regionali.

Cordiali saluti.

Gianpietro Pagnoncelli – Presidente FSI

Giulio Simeone

Pubblicato da Giulio Simeone

Giulio Simeone si è laureato in Matematica all' Università di Roma Tre nel 2002, e successivamente ha svolto svariati tipi di professioni. Quelle coltivate in modo più approfondito sono quelle del programmatore, del giornalista web, del traduttore e dell' imprenditore turistico. Da tutte queste professioni, in buona parte interconnesse fra loro, ha ricavato grandi soddisfazioni. Parallelamente a esse, ha coltivato la passione per le lingue straniere: conosce bene l' inglese e lo spagnolo, e se la cava con il francese. Il suo indirizzo e-mail è [email protected].

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