COVID, TUTTI I DATI DI AGOSTO: SOLO POCHI MALATI IN PIÙ. NO A SNATURARE LA SCUOLA

di Giulio Simeone

lunedì 31 agosto 2020


Nel mese di agosto aumentano notevolmente i contagi, aumenta di conseguenza il numero di ospedalizzazioni, ma non ad un livello significativo sul totale della popolazione. Il coronavirus faceva ammalare pochissimi italiani a fine luglio, ne fa ammalare appena pochi altri in più adesso: per la precisione, dal 30 luglio al 28 agosto è entrato in ospedale 1 italiano su 55000. E’ quello che ci dice l’ analisi comparata dei dati dell’ Istituto Superiore della Sanità relativi al periodo 23 giugno – 22 luglio, e quelli relativi al periodo 30 luglio – 28 agosto, che abbiamo sintetizzato in questa pagina. Il secondo periodo ha visto approssimativamente triplicare i contagi rispetto al primo: 18,633 contro 6,312.  In particolare, i contagi sono circa quadruplicati nei soggetti più giovani di 50 anni, raddoppiati nei soggetti dai 50 ai 70 anni, e aumentati solo da 997 a 1315 negli ultrasettantenni.

Giovani, contagi quadruplicati ma impatto ospedaliero molto esiguo

Perchè c’è stato un aumento così forte dei casi nei soggetti più giovani? In parte, certamente, per la loro naturale tendenza ad aggregarsi ed unirsi: ma in parte, sicuramente, perchè il sistema sanitario ha fatto delle ricerche mirate su di loro. Infatti, nelle ultime settimane i soggetti, in buona parte giovani, che rientravano dalle località considerate più a rischio sono stati sottoposti ad un consistente numero di tamponi: praticamente, il sistema sanitario ha atteso al varco i contagiati e li ha trovati. Un numero veramente esiguo di questi giovani presenta sintomi seri: il 2,5% circa dei contagiati di agosto tra i 20 e i 50 anni, l’ 1% di quelli tra gli 0 e 19 anni è finito in ospedale.. Si tratta di 318 persone in tutto, ovvero di 1 persona su centomila sulla totalità della popolazione italiana più giovane di 50 anni. Visto anche che questa statistica comprende anche i quarantenni, e visto che le percentuali di ospedalizzazione sono sempre sovrastimate perchè comprendono persone che sono ricoverate per motivi diversi dal Covid, ci permettiamo di dire che l‘ impatto reale del Covid sui giovani italiani è irrisorio.

Seconda ondata lontanissima: le differenze con marzo-aprile

Probabilmente anche a luglio c’era una discreta massa di giovani portatori sani del virus, magari di consistenza inferiore a quella di agosto: la differenza è che non veniva intercettata dal sistema sanitario, perchè come si fa a scoprire che un individuo ha il coronavirus, se non ha assolutamente nulla e si mantiene lontano dalle strutture sanitarie? Sicuramente la massa di giovani portatori sani era molto consistente nei mesi drammatici di marzo-aprile: la differenza è che il sistema sanitario non li scopriva perchè aveva ben altre priorità. E’ importantissimo capire l’ enorme differenza tra la situazione di allora, dove i contagiati erano in buona parte quelli che chiamavano il 118 e stavano spesso molto male, e di adesso, dove più di metà dei contagiati sono quelli che il sistema sanitario va ad intercettare non solo ai rientri dalla vacanze, ma anche nei migranti, nel personale ospedaliero, nei positivi al test sierologico. E’ anche importante osservare che buona parte di queste ultime categorie di contagiati, così dette da screening, non sono a loro volta contagiose. Infatti, il periodo nel quale un soggetto rimane positivo al tampone, dura molto di più della fase acuta del virus, nel quale egli può trasmettere il contagio: pertanto, quando il contagio non viene rilevato a seguito di un sospetto diagnostico, ci sono buone probabilità che il soggetto si trovi già fuori dalla fase acuta e contagiosa. Facendo un calcolo un po’ rozzo, ma efficace nel rendere l’idea, nell’ ultima settimana ci sono stati in media 1268 contagi e 6 decessi al giorno, ovvero un decesso ogni 210 contagi. Per arrivare di nuovo a 900 decessi come a fine marzo, dovremmo quindi arrivare a 189000 contagi al giorno!!

I giovani hanno fatto ammalare genitori e nonni? Molto poco

Veniamo alla questione più interessante e dibattuta: la grande attività estiva dei giovani, ha portato gli anziani ad ammalarsi di più? Giornali anche molto importanti hanno scritto pagine e pagine sul senso di responsabilità che i giovani devono avere verso gli anziani, e sui social network fioccano gli insulti e le colpevolizzazioni verso questi giovani tanto sciagurati che si vanno a divertire e fanno ammalare, anche morire, i loro genitori e nonni. Vediamo allora in che misura è successo questo. Confrontando i dati del periodo 23 giugno – 22 luglio e del periodo 30 luglio – 28 agosto, si ha che le ospedalizzazioni sono salite da 205 a 337 nella fascia ultrasettantenne, e da 135 a 392 nella fascia da 50 a 70. Questi numeri, peraltro sempre un po’ sovrastimati,  rimangono molto esigui sul totale della popolazione: in tutto il mese di agosto nella fascia 50 -70 abbiamo 1 ospedalizzato su 43000 italiani, e nella fascia sopra i 70 abbiamo un ospedalizzato su 31000. Quanto alle terapie intensive, abbiamo considerato solo il dato complessivo riferito agli ultracinquantenni, che è di un italiano su 472000.

Gli anziani si proteggono di più

Ci sembra molto interessante osservare che a fronte del quadruplicarsi dei contagi dei giovani, le ospedalizzazioni degli ultrasettantenni non sono nemmeno raddoppiate. Da quello che vediamo in giro, ciò è dovuto ad una consapevolezza molto maggiore del problema da parte dei vecchi. che magari escono anche di casa, ma lo fanno con le dovute precauzioni: l’ altra volta abbiamo visto un capannello di otto anziani che conversava mantenendo le debite distanze, e subito dopo altri due anziani che occupavano le estremità opposte di una panchina. Dunque, lode agli anziani e magari ipotizziamo che questi giovani non si sono comportati poi così male: sono andati in vacanza e si sono divertiti com’è giusto e naturale, ma poi al loro rientro hanno evitato troppe effusioni e ravvicinamenti con i loro cari più attempati.

I contagi aumenteranno, ma miglioreranno anche le cure

Il quadro attuale è dunque molto meno a tinte fosche di quanto molti lo dipingono. Aumenteranno ancora i contagi? Noi pensiamo di sì, perchè è abbastanza plausibile che ci sia tuttora un consistente substrato di contagi che rimane sommerso, dopotutto, finchè si tratta di giovani portatori sani che si passano il virus fra di loro senza contagiare gli anziani, non ci sembra così essenziale farlo emergere, anzi, si metterebbero inutilmente in isolamento tante persone. Può aumentare il numero di malati? Anche questo è possibile in particolare con l’ arrivo della stagione fredda, ma noi disponiamo di tanti strumenti per difenderci. Prima di tutto le cure, che in questi mesi hanno contribuito notevolmente a ridurre il tasso di mortalità, sono in costante progresso: in particolare stanno comparendo all’ orizzonte gli anticorpi monoclonali. Recentemente è stata scoperta, come ha annunciato con entusiasmo il virologo Guido Silvestri sulla pagina Facebook Pillole di Ottimismo, “una nuova serie di promettenti anticorpi monoclonali, scoperti questa volta dal gruppo di David Ho a ADARC/Columbia University. […] Si tratta anche in questo caso di anticorpi diretti contro la proteina S (spike) e capaci di bloccare in modo estremamente efficace l’ingresso nelle cellule del virus SARS-CoV-2.”.  

Giusto proteggere fasce d’età e zone a rischio …

Poi, è importante la protezione mirata delle fasce a rischio, alla quale come abbiamo visto queste ultime stanno già provvedendo da sole, e anche delle zone nelle quali i contagi dovessero aumentare oltre misura. Le considerazioni che abbiamo fatto in proposito in quest’ articolo scritto dodici giorni fa, a partire dal paragrafo “Virus molto più diffuso nel settentrione …“, restano valide anche oggi. In conclusione, il probabile aumento dei contagi, che tuttora viaggiano su livelli di impatto molto basso, potrà molto probabilmente essere ammortizzato dal progredire delle cure, e dalle misure mirate a proteggere determinate fasce e  zone. Siamo invece nettamente contrari alle misure generalizzate e improntate a scongiurare ogni rischio infinitesimale, come quelle messe in atto dal governo per tutta la durata dell’ epidemia, e anche dopo il lockdown: nelle zone con meno contagi, a nostro avviso, qualsiasi misura avrebbe potuto essere rimossa da tempo anche per dare alla popolazione un chiaro messaggio di cessazione dell’ emergenza.

… del tutto sbagliato snaturare scuole ed università

Siamo altresì per la dismissione di tutte le misure che riguardano gli studenti, con l’ eccezione di casi particolari di soggetti a rischio, e di zone dove dovessero aumentare molto i contagi. La scuola non è soltanto il luogo dove si apprende, ma anche il luogo dove si socializza, si gioca, ci si confronta con i propri coetanei. La compromissione di quest’ultimo aspetto mediante il distanziamento, che peraltro ci sembra difficile da implementare, porterebbe probabilmente molti ragazzi ad odiare la scuola, con forti ripercussioni sia sull’ apprendimento, sia sulla voglia di socializzare, sia sul benessere psicologico. Inoltre c’è l’ insegnamento veramente pessimo trasmesso da uno Stato che si concentra morbosamente su una patologia, trascurando molti altri problemi e anche molte altre patologie. Un discorso analogo può essere fatto per le università. Nel fare queste affermazioni, ci sostengono le considerazioni fatte lungo tutto il corso di quest’ articolo, ovvero che un gran numero di interazioni libere tra i giovani durante i mesi estivi hanno portato a un aumento molto contenuto dei casi gravi; che gli anziani possono essere messi in sicurezza ancora meglio di quanto succede adesso, che la medicina sta progredendo a grandi passi. L’ Italia deve tornare ad essere un paese dove si vive in maniera sostanzialmente normale, con tutte le cautele e le eccezioni per i soggetti a rischio: un problema che mette a rischio la salute di pochi, non può diventare un problema che snatura la vita di tutti.

Giulio Simeone

Pubblicato da Giulio Simeone

Giulio Simeone si è laureato in Matematica all' Università di Roma Tre nel 2002, e successivamente ha svolto svariati tipi di professioni. Quelle coltivate in modo più approfondito sono quelle del programmatore, del giornalista web, del traduttore e dell' imprenditore turistico. Da tutte queste professioni, in buona parte interconnesse fra loro, ha ricavato grandi soddisfazioni. Parallelamente a esse, ha coltivato la passione per le lingue straniere: conosce bene l' inglese e lo spagnolo, e se la cava con il francese. Il suo indirizzo e-mail è [email protected].

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